macchina fotografica

#4 Tempi di scatto

Se avete seguito le lezioni precedenti, saprete già cosa sono il diaframma e la profondità di campo e come sfruttarne la loro peculiarità per creare foto interessanti. 

Oggi, invece, vogliamo parlare di un altro fattore fondamentale per creare una buona foto dal punto di vista tecnico: i tempi di scatto. 

Abbiamo già visto cos’è e come funziona l’otturatore, l’elemento che gestisce l’esposizione del sensore alla luce: più l’otturatore resta aperto, più luce colpirà il sensore (tempi di scatto lunghi) meno l’otturatore resta aperto, minore sarà la quantità di luce che entra (tempi di scatto breve). 

L’unità di misura dei tempi è il secondo.

Ora vi devo dare una bruttissima notizia: sto per darvi dei numeri da metabolizzare e dovreste rispolverare anche l’algebra, perchè avremo bisogno di ricordare concetti come divisione, moltiplicazione e frazioni. Ma visto che il nostro manuale si ispira alla Guida intergalattica per autostoppisti

I tempi di scatto sono più o meno standard per quasi tutte le macchine ed ecco la tabella con i valori:

Partendo da destra (tempi lenti) e andando verso sinistra (tempi veloci) abbiamo :

30 secondi 15 secondi 8 secondi 4 secondi 2 secondi 1 secondo

Andando avanti, abbiamo dei valori frazionari. Si utilizzano le frazioni perchè è di gran lunga più facili da usare rispetto alle conversioni in millisecondi! Quindi abbiamo:

½ secondo ¼ di secondo 1/8 di secondo 1/15 di secondo   ecc….

Accendendo la vostra camera e selezionando la modalità di scatto manuale (M), sarà possibile settare i tempi di scatto. Su alcune macchine, ad esempio la Nikon, non trovate la frazione, ma solo il valore del denominatore ( il numero dopo lo / ). 

Invece, per segnare i tempi che vanno da 1 secondo a salire, potrebbero essere rappresentati in questo modo:

Cominciamo con il fare una prima considerazione: tutti i valori indicati sono in relazione, tra loro, tramite un rapporto di moltiplicazione o divisione di 2 .

Facciamo un esempio: scatto una foto con un tempo di 4 secondi. Mi accorgo che la foto necessita di più luce e quindi decido di aumentare il tempo. Utilizzando la tabella vista prima, sappiamo che il valore immediatamente successivo a 4 secondi è 8 (stiamo salendo sulla scala). Se, invece, mi accorgessi che la foto è troppo luminosa e volessi diminuire il tempo di scatto, il valore da utilizzare sarebbe 2 secondi (stiamo scendendo sulla scala). Quindi, possiamo dedurre che, passando da un valore all’altro, raddoppiamo o dimezziamo i tempi e, di conseguenza, la quantità di luce a cui esponiamo il sensore.

Prima di scatenare il nazi-matematico che è in voi: 15 non è il doppio di 8. Vero. Ma questo perchè come per la giornata, che non è composta da 24 ore esatte bensì da 23 ore, 56 minuti e 4 secondi e per questioni di sopravvivenza si arrotonda, allo stesso modo il valore 8 secondi nella realtà non è proprio 8 secondi esatti, ma un pochino meno (7 secondi e alcuni decimi) e, sempre per una questione di quieto vivere, usiamo convenzionalmente il valore 8. Raddoppiando, però, il valore reale di 7 secondi e alcuni decimi, il risultato è più vicino a 15 secondi, ecco perchè viene utilizzato quest’ultimo valore.

In fotografia, l’intervallo tra un valore e l’altro è detto ‘stop’ (sì, i fotografi sono persone strane). 

Ricordiamo che lo scopo di questo pseudo-corso è quello di farvi invitare alle feste esclusive dei fotografi. A queste feste, sentirete spesso parlare di ‘stop’ in frasi come “Ho sottoesposto di uno stop” o “Conviene aumentare di qualche stop”, etc…

Poi, se oltre ad imbucarvi alle feste, volete anche farvi notare, potreste raccontare ai vostri commensali da dove deriva il termine ‘stop’. Nei primi esemplari di macchine fotografiche, quando si girava la ghiera per aumentare o diminuire la quantità di luce, la ghiera girava fino a stopparsi una volta raggiunto un valore doppio (o mezzo) .

Dopo questa brevissima digressione, torniamo a parlare dei tempi di scatto e come applicarli nella pratica. La scelta dei tempi è influenzata principalmente da due fattori: l’ esposizione, di cui parleremo in un altro articolo, e la staticità/dinamicità del soggetto fotografato. Se il nostro soggetto è in movimento (ad esempio una persona che corre), conviene utilizzare tempi brevi: tempi lunghi potrebbero farlo venire mosso nella foto, con conseguente perdita di dettaglio. Al contrario, se il nostro soggetto è immobile (ad esempio un edificio) possiamo usare dei tempi lunghi senza rischiare che la foto venga mossa. 

Questo vale sicuramente per la maggior parte dei casi, ma, in fotografia come in Matrix, le leggi possono essere infrante o eluse. Ecco, quindi, che con dei tempi lunghi su soggetti in movimento potremmo sfruttare l’effetto mosso in maniera originale ed ottenere quello che viene chiamato “mosso creativo”. Un classico è il cosiddetto effetto seta, che si ottiene utilizzando dei tempi lunghi per fotografare, ad esempio, l’acqua di un fiume che scorre.Al contrario , con tempi brevi, il movimento è congelato o cristallizzato

Un altro classico esempio in cui possiamo sfruttare i tempi lunghi sono le famose ‘trail’ o scie:  in questo caso abbiniamo tempi lunghi a fronte di fonti luminose in movimento (come possono essere le luci delle macchine o le stelle)

Vediamo insieme alcuni esempi di fotografie con diversi tempi di scatto.

Qualche giorno fa, mi sono posizionato presso un incrocio verso l’imbrunire. Con un tempo di scatto breve (1/125 di secondo) ho ottenuto questo risultato:

Come si può notare le macchine, che erano in movimento, risultano immobili , quindi ho cristallizzato il movimento. Aumentando il tempo di scatto a 4 secondi, invece, abbiamo l’effetto ‘scia’: ovvero le macchine in movimento non sono state registrate dal sensore,perchè andavano troppo veloci per poter essere fissate dal sensore ma i fari lo hanno impressionato ed hanno prodotto come risultato una scia luminosa.

Altro esempio di come possiamo usare tempi lunghi in maniera creativa è la foto seguente

In questo caso abbiamo chiesto a Chiara, la nostra modella preferita, di restare immobile per 4 secondi. Il resto della scena, invece, presentava persone/oggetti in movimento: potete notare i membri  junior del collettivo, Lorenzo ed Elena, che si stavano muovendo e infatti sembrano quasi dei fantasmi. Le fontane erano in azione e l’acqua ha creato l’effetto seta. 

 

La foto seguente, invece, è stata scattata a 1/250 di secondo durante una partita di basket dell’Olimpia Milano. Come si può vedere, l’azione dei due giocatori risulta praticamente congelata, anche se una mano è leggermente mossa, quindi per bloccare l’intera immagine, avrei dovuto scattare con tempi ancora più veloci!

 

Abbiamo visto, dunque, come i tempi di scatto influenzano le nostre foto. Il mio consiglio è quello di fare prove su prove. Mancando ancora alcune nozioni, per il momento, al posto della modalità di scatto manuale (M), conviene utilizzare la modalità ‘priorità di tempi’ (S) che dovreste trovare sulla ghiera

Se sulla vostra ghiera non è presente la S, vi conviene consultare Google o il manuale della macchina!

In questa modalità, possiamo scegliere i tempi in cui vogliamo scattare e la macchina fotografica setta automaticamente tutti gli altri parametri per ottenere una foto ben esposta. Alcune foto potrebbero venire o troppo scure o troppo illuminate: voi non demordete. Per ora l’importante è cominciare a scattare like there is no tomorrow! Tutto vi sarà più chiaro con la più importante delle lezioni: l’esposizione.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *