Interview

Danilo Treppiccione

Danilo Treppiccione

Danilo Treppiccione nasce nel 1981 a Capua (CE).

Da sempre è attratto dalla fotografia, riconoscendo in essa un forte impatto comunicativo e una grande forza espressiva.

Si avvicina tardi alla pratica fotografica, solo nel 2009. In occasione di un viaggio, compra la sua prima reflex digitale. Da quel momento, non ha mai abbandonato la fotocamera e la sua passione ha continuato a crescere.

Dopo un lungo periodo di studio e approfondimento solitario, nel 2017 si iscrive all’associazione culturale “Appunti Fotografici”, divenendone uno dei più assidui membri. Con l’associazione ha contribuito all’allestimento di mostre, programmazione di corsi, workshop tematici e allo sviluppo di progetti fotografici tesi a promuovere l’arte fotografica sul territorio.

In costante ricerca di un suo percorso ed una sua identità fotografica, ha esplorato diversi generi, provando a spaziare dal reportage al ritratto e al paesaggio.

Danilo, come e quando è nata la tua passione per la fotografia?

La passione, forse, è sempre stata presente, ma mai espressa. Quando il digitale ha reso accessibile a tanti l’approccio con la fotografia, è scattata la molla che mi ha fatto fare il primo passo, l’acquisto di una reflex digitale. Era il 2009 ed in occasione di un viaggio a Praga ho incominciato a provare le prime inquadrature un po’ più ragionate, a pensare un po’ di più alla composizione, alle luci e alle ombre. Era un primo tentativo, ovviamente, ma ha confermato in me un interesse latente. Da allora ho continuato a scattare.

Hai un genere fotografico preferito?

Ne ho tanti, non credo di aver ancora trovato un “genere” che possa definire perfetto per descrivere il mio modo di vedere il mondo. Il mio modo di fotografare e di approcciare i vari generi è in continua evoluzione. Non sono un professionista e da appassionato posso permettermi di cambiare e sperimentare, fotografando ciò che più mi piace. Fino a qualche tempo fa avrei risposto che quello che più sentivo vicino e nelle mie corde (e lo confermo tuttora) erano i paesaggi urbani. Paesaggi estremamente moderni, farciti di architetture ardite e personaggi umani quasi stilizzati o, al contrario, estremamente decadenti e sgombri da presenze umane, a testimoniare un lungo stato di totale abbandono. Avrei risposto che non avrei mai provato a fare ritratti, ma mi sono dovuto ricredere, perché a distanza di tempo mi sono riscoperto estremamente curioso della materia, non mi considero uno specialista del genere, ma mi affascina enormemente il feeling che si instaura tra fotografo e soggetto e che inevitabilmente traspare negli scatti.

Qual è la fotografia di cui sei più orgoglioso?

Non sono sempre molto orgoglioso dei miei scatti, certo alcuni mi piacciono particolarmente, ma sono sempre estremamente critico verso i miei lavori.

Questo è uno di quelli che ho più cercato e che mi dà ancora soddisfazione guardare.

È una vista del nuovo ingresso della metropolitana di Napoli, in piazza Garibaldi.

C’è stato un fotografo in particolare che ha influenzato il tuo stile?

Ho letto e ammirato libri fotografici e mostre di tanti autori di fama nazionale ed internazionale, ognuno di loro mi ha lasciato indubbiamente qualcosa e da ognuno di loro ho provato a carpire qualche segreto. In particolare, la visione fotografica ed il fantastico bianco e nero di Salgado mi hanno sempre ispirato, è un vero modello.

In base alla tua esperienza, cosa consiglieresti di fare a chi ha deciso di avvicinarsi alla fotografia?

È successo che qualcuno mi chiedesse il miglior modo per approcciare il mondo della fotografia. Ho sempre risposto che la prima cosa è lo studio, anche prima di avere l’attrezzatura per scattare. Consiglio banale, ma lo studio è, a mio modo di vedere, indispensabile per ogni tipo di progresso. Per migliorarsi è necessario leggere, osservare autori di riferimento, frequentare corsi e workshop. Poi scattare, scattare tanto e in tante situazioni diverse. La tecnologia oggi ci permette di non badare al numero di pose disponibili sul rullino e questo ci rende la vita molto più semplice. Non significa scattare a raffica a tutto ciò che si muove, anche se all’inizio penso tutti lo abbiamo fatto. Con il tempo ogni volta che esco cerco di tornare sempre con meno fotografie, ma più ragionate. È la quantità di situazioni che si ricercano che fa la differenza.

Dove possiamo vedere il tuo lavoro?

https://www.flickr.com/photos/danilotreppiccione/

 

Di seguito, una selezione dal suo portfolio

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